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Meditazioni attive di Osho

“Devi imparare a danzare e devi impiegare tutte le tue energie nella danza. E un giorno accadrà quella strana esperienza: il danzatore sparirà nella danza e la danza accadrà senza sforzo alcuno. Allora ci sarà non-azione. Innanzitutto, devi imparare ad agire al massimo, per arrivare alla non-azione. Questa è l’essenza della meditazione.
Le persone vengono a chiedermi perché insegno le Meditazioni Attive. Perché quello è l’unico modo per approdare alla non-azione: danza al massimo, danza freneticamente, danza in modo folle e, se avrai impiegato tutte le tue energie nella danza, improvvisamente arriverà il momento in cui vedrai la danza accadere spontaneamente, senza alcuna fatica. Quella è azione senza azione.”

Osho

Cosa sono le meditazioni attive di Osho? Ci risponde il maestro…

“L’uomo moderno è un fenomeno nuovissimo e nessun metodo tradizionale può essere usato esattamente così com’è, perché l’uomo moderno non è mai esistito prima. L’uomo moderno è un nuovo fenomeno. Quindi, in un certo senso, tutti i metodi tradizionali sono diventati irrilevanti. Il loro spirito non è irrilevante, ma la loro forma è diventata irrilevante perché quest’uomo è nuovo.

Per esempio il corpo è cambiato moltissimo. Non è naturale, come lo è sempre stato in passato. Il corpo umano oggi è una cosa molto innaturale. Quando Patanjali sviluppò il suo yoga, il corpo era un fenomeno naturale. Ora non è un fenomeno naturale. È assolutamente diverso; è così drogato che nessun metodo tradizionale può essere utile…

Tutta l’atmosfera adesso è artificiale: l’aria, l’acqua, la società, le condizioni di vita. Niente è naturale, siete nati in questo modo innaturale, e siete cresciuti così. Quindi oggi i metodi tradizionali sarebbero dannosi, non possono essere utilizzati così come sono, devono essere modificati in accordo con la situazione moderna…

Per questo quando uso metodi caotici e non sistematici per spingere il centro dal cervello verso il basso, i metodi caotici sono molto utili. Attraverso qualsiasi metodo sistematico il centro non può essere spinto sotto il cervello, poiché la sistematizzazione è opera del cervello. Organizzi tutto attraverso il cervello. Quindi se usi metodi sistematici il cervello sarà più rafforzato e accumulerà più energia.

Quindi uso metodi caotici perché attraverso metodi caotici il cervello viene annullato.  Non ha niente da fare se non c’è un sistema da creare e una formula matematica da applicare.  È così caotico che il centro dal cervello viene automaticamente spinto verso il cuore, e questo è un grande passo: spingere il centro dal cervello verso il cuore.  Quindi se segui il mio metodo con vigore, in modo sistematico, caotico, il tuo centro viene spinto più in basso. Arrivi al cuore.

Quando hai raggiunto il cuore, utilizzo la catarsi perché il tuo cuore è stato soppresso a causa del tuo cervello: il cervello ha occupato così tanto spazio e dominio  dentro di te, che ha assorbito tutto. Non c’è spazio per il cuore, quindi i desideri del cuore sono stati repressi. Non hai mai riso di gusto, non hai mai pianto di gusto, non hai mai fatto niente con gioia. Il cervello arriva sempre per sistematizzare, per rendere le cose matematiche; il cervello calcola, conclude e prende posizione dentro di te. Il cuore viene soppresso…

Quindi all’inizio i metodi caotici sono usati per spingere il centro – il centro della consapevolezza – dal cervello verso il cuore. Perciò la catarsi è necessaria per liberare il cuore, per eliminare le soppressioni, per renderlo leggero. Se il cuore diventa leggero e senza pesi, allora il centro della consapevolezza viene spinto ancora più in basso. Raggiungerà l’ombelico e l’ombelico è la sorgente della vitalità; è l’origine del seme da cui proviene ogni cosa: il corpo, la mente, tutto il resto.

Per questo attribuisco molto significato e considerazione all’uso di questo metodo caotico. La metodologia sistematica non sarà di aiuto perché il cervello la userà come un suo strumento. Ora cantare semplicemente dei mantra non aiuterà, perché il cuore è così oppresso che non può fiorire in un vero canto…

La consapevolezza deve essere spinta verso la fonte, verso le radici. Soltanto allora c’è la possibilità di una trasformazione. Quindi uso un metodo caotico per allontanare la consapevolezza dal cervello. E ogni volta che sei nel caos il cervello smette di operare, non può funzionare.

Ogni volta che ti trovi nel caos il cervello si blocca. 
Se mentre stai guidando l’auto all’improvviso ti viene qualcuno davanti, freni così velocemente che questa reazione non può essere un lavoro del cervello. Non può essere perché il cervello ha bisogno di tempo per pensare a cosa fare o cosa non fare. Per questo, ogni volta che sta per accadere un incidente e schiacci il freno, sentirai una sensazione vicino all’ombelico, mai vicino al cervello. Sentirai lo stomaco sottosopra, perché  tutta la tua consapevolezza è stata spinta verso il basso dalla dinamica dell’incidente. Se l’incidente potesse essere previsto e analizzato, questa reazione non sarebbe necessaria, la mente e il cervello sarebbero in grado di funzionare. Ogni volta che ti trovi coinvolto in un incidente, un imprevisto, accade qualcosa di sconosciuto, sentirai la consapevolezza che si sposta verso l’ombelico…

Se chiedete ad un monaco Zen: “Da dove provengono i tuoi pensieri?” si metterà le mani sulla pancia. Quando gli occidentali vengono in contatto con monaci Giapponesi, per la prima volta non capiscono, “Che cosa senza senso! Come puoi pensare con la pancia?” 
Ma la risposta Zen è piena di significato. La consapevolezza può utilizzare qualsiasi centro nel corpo, ed il centro più vicino al centro originale è l’ombelico. Il cervello è molto lontano dalla sorgente originale, quindi se l’energia vitale si muove verso l’esterno, il centro della consapevolezza sarà nel cervello, ma se si muove verso l’interno, l’ombelico diventerà alla fine il centro.

Altrimenti andrai avanti a verbalizzare, e non ci saranno trasformazioni e cambiamenti. Anche se conosci le cose giuste non ne verrai trasformato, perché non è sufficiente conoscere ciò che è giusto. Bisogna andare alle radici e bisogna cambiare e trasformare le radici. Altrimenti non cambierai…

E a volte una persona è ancora più in difficoltà quando conosce la cosa giusta da fare ma non può fare nulla. Sorge un’agitazione e una tensione nuova – la persona diventa doppiamente tesa. Capisce ma non può fare nulla. La comprensione può essere significativa solo quando viene dall’ombelico; altrimenti non è mai significativa. Capire con il cervello non porta a una trasformazione.

La realtà suprema, l’originale, l’interiorità, non può essere compresa con il lavoro del cervello, perché tu entri in contatto con la realtà suprema dalle tue radici, dal luogo da cui sei venuto. Tutto il tuo problema è che ti sei allontanato dall’ombelico. Sei nato dall’ombelico e morirai attraverso di esso; sei entrato da quella porta e uscirai da quella porta. Bisogna giungere fino a quella porta, e quando avrai raggiunto le radici la trasformazione  non incontrerà alcun ostacolo. Il cambiamento è semplice, ma arrivare alle radici è difficile e arduo.

I metodi tradizionali sono diventati irrilevanti per noi, ma non erano irrilevanti per Buddha, Mahavira o Krishna.  Erano significativi, erano usati, erano utili.  Ora a Buddha non si può negare la sua buddità, ma ora il metodo non ha senso.  Il metodo ha un fascino perché il Buddha non può essere negato: “Un Buddha si è realizzato usando questo metodo, perché non possiamo farlo anche noi?”

Non ci rendiamo conto che l’intera situazione è cambiata, e ogni metodo è valido per una situazione particolare, per una mente e un uomo particolare.

Per come vedo la situazione, l’uomo moderno è cambiato molto. Ha bisogno del nuovo: nuovi metodi, nuove tecniche. Certo, la verità è sempre eterna – non è mai nuova e mai vecchia – ma la verità è la realizzazione, la meta.  I mezzi sono sempre rilevanti o irrilevanti per una persona particolare, per una mente e un atteggiamento particolare.

I metodi caotici aiuteranno la mente moderna perché la mente moderna stessa sta diventando caotica. Quel  caos, quella ribellione nell’uomo moderno – è in realtà una ribellione di altri centri del corpo, di altri centri dell’essere, che sono stati troppo repressi.  Questa ribellione dell’uomo moderno è una ribellione del cuore e dell’ombelico contro il cervello. Se lo prendi come riferimento yogico, la ribellione moderna è contro il cervello.

Quindi per me la meditazione non è solo una salvezza per l’individuo – una trasformazione per l’individuo – ma ha un significato maggiore. Può essere la base per la trasformazione di tutta la società, dell’intero essere umano in quanto tale. O l’uomo dovrà commettere il suicidio, o dovrà trasformarsi.”

Tratto liberamente dal discorso di Osho riportato nel libro ‘La Rivoluzione Interiore’

Queste tecniche di meditazione sono state create da Osho, come un’alternarsi di fasi di grande attività fisica (che a seconda della tecnica può essere danza libera, movimenti bioenergetici, catarsi) e fasi di ascolto, ricettività e rilassamento. In questo alternarsi di yin e yang, di movimento e immobilità, espansione e introspezione, impariamo a danzare tra le polarità, scoprendo uno spazio di silenzio che rimane immutato.

“Un meditatore non ha bisogno di una guida personale. Un meditatore, al contrario, ha bisogno solo di una cosa: l’atmosfera della meditazione. Ha bisogno di altri meditatori; ha bisogno di essere circondato da altri meditatori. Perché qualunque cosa succeda dentro di noi non è solo dentro di noi, colpisce le persone che sono nelle vicinanze. In questa comunione le persone sono in diversi stadi di meditazione.

Osho

Adatte a tutti: dai ‘principianti’ ai ricercatori spirituali più esperti, queste meditazioni nella loro multi-dimensionalità toccano sfere sempre più profonde dell’essere e vette sempre più elevate.

Tra le tecniche attive che proponiamo:

Per scoprire le meditazioni a cui puoi partecipare durante la settimana:

Meditazioni attive di Osho il Giovedì sera

Meditazione Dinamica il Mercoledì mattina