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Il libro di Gennaio: “Circe” di Madeline Miller e la ferita dell’umiliazione

“Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità”

Circe e’ una figura femminile di cui si è sentito spesso parlando dell’Odissea, ma in questo libro per la prima volta si cerca di dare voce al suo lato della storia, di metterla al centro e di guardare cosa succede dentro di lei.
Circe è una donna che vive le cose profondamente,
con tanti talenti nascosti,
non capita dal contesto familiare,
che cerca il suo posto nel mondo, dove finalmente non sentirsi più sbagliata,
che cerca di continuamente un nuovo equilibrio…

Il libro di Circe sarà un punto di partenza per una riflessione comune più grande che vorremmo creare all’incontro, per questo ci piacerebbe che le partecipanti portassero quel giorno frasi o libri che hanno sentito risuonare durante la lettura, per creare uno spazio di condivisione e di ascolto, tramite i libri e le parole che le hanno colpite.

“Tutta la vita non ero stata che tenebre e abissi, ma io non ero parte di quelle acque scure. Ero soltanto una delle creature che le abitavano”

Circe, Maialine Miller

CIRCE E LA FERITA DELL’UMILIAZIONE

UN COLLEGAMENTO CON CIRCE
Noi nel nostro lavoro l’abbiamo collegato a livello mitologico a Circe e a Medea. Donne complesse, affascinanti, misteriose che si sono sempre sentite diverse dalla società in cui vivevano; donne che erano diverse perché venivano da un mondo diverso… donne che hanno pagato la loro diversità; donne usate, incomprese, umiliate, derise.

Donne… donne che non hanno mai smesso di esserlo e che non sono mai fuggite a se stesse e ai loro sentimenti.

LA FERITA DELL’UMILIAZIONE
Come si manifesta questa ferita dell’anima?
Partiamo dal principio;
Le ferite si formano nella prima infanzia o meglio ancora prima di nascere, nel ventre materno.
Ognuno di noi ha in se una o due o anche tre ferite che sanguinano.

La ferita dell’umiliazione è la più difficile da riconoscere ed è probabile che a una prima lettura non ci si senta identificati con la sua descrizione.

Una volta presa consapevolezza della ferita dell’umiliazione, di ciò che accade intorno a sé e aver deciso di guarire, tutto cambierà in meglio.

In genere la ferita dell’umiliazione si forma tra il primo e il terzo anno di vita, quando il bambino acquisisce una certa autonomia

In alcune o più situazioni, il bambino si sente umiliato dai genitori, imbarazzato, paragonato o criticato.

Vale la pena ricordare che non è tanto quello che è successo, ma come il bambino lo ha percepito che fa aprire la ferita.
Così, di fronte a un simile impatto emotivo, si attivano vergogna, senso di colpa, rabbia o sottomissione; elementi che fanno parte della maschera del masochista.

Sarà poi questa maschera a guidare le interpretazioni e i comportamenti della persona, influenzandone anche le relazioni adulte.

Come si manifesta nel quotidiano

La sofferenza è una costante. Qualsiasi azione sembra insormontabile
Risulta difficile immaginare di raggiungere quanto desiderato. Come se non ci si sentisse degni di poterlo ottenere.
Una vocina interna sabota il diritto ad ottenere, ad essere.

Vergognarsi di sé o di altre persone.
È comune ritrovarsi in situazioni che fanno sentire ridicoli o scegliere partner che tendono a sminuire o umiliare.

Il proprio ritmo personale e’ sempre diverso da quello dell’altro. Di prova a seguire l’altro ma non ci si riesce. Si prova a seguire se ma non ci si riesce.
Si prova vergogna nel notare di non riuscire a stare al passo con gli altri.

Spesso si tende a Dare troppo agli altri. La persona dà tutto per gli altri, mettendo da parte desideri e bisogni personalo. In fondo, spera che riconoscano e apprezzino il suo lavoro, ma ciò non accade mai; al contrario, gli altri tendono ad approfittarsi di lei o a scavalcarla. Ad umiliarla e a farla sentire sbagliata o inadatta.

Timidezza, insicurezza e indecisione possono essere tratti caratteristici, ma possono anche essere tratti latenti.
Si ha una preoccupazione costante di ciò che gli altri pensano, in particolare i genitori; dunque si cerca sempre di compiacerli.

Ipersensibilità.
L’ipersensibilità e’ uno dei tratti salienti. Il centro emozionale dominante. Un fuoco interno che divampa e provoca accelerazioni cardiache o rossori.
Le critiche non vengono interpretate né gestite in modo corretto. La sofferenza distrugge dentro.
Sentirsi responsabile della felicità altrui.
A volte sembra di portare il mondo sulle spalle, ma è impossibile farne a meno.

Possibili disturbi sessuali legati all’imbarazzo e alla difficoltà nel concedersi il piacere. Forse si considera la sessualità come qualcosa di ignobile o di cui non si è degni.
La sessualità difficilmente viene vissuta come uno scambio o come una danza armonica ma come un gioco di potere.

Compensare le emozioni negative con il cibo, in particolare dolci e trasformati. Questi rappresentano un premio e una consolazione; tuttavia, si prova imbarazzo all’idea che gli altri ci vedano mangiare e ci si sente in colpa.

Sovrappeso. In seguito a quanto sopra, è comune per la persona che porta la ferita dell’umiliazione sia in sovrappeso. La sua figura e i chili di troppo rappresentano un ulteriore motivo per sentirsi in imbarazzo.

Sono diverse le situazioni che ci permettono di capire se portiamo la ferita dell’umiliazione.
Presentiamo le più rilevanti:

Il bene dell’altro è superiore al mio
Chi ha dentro di sé la ferita dell’umiliazione di solito tende ad impegnarsi al massimo nei propri progetti e a dare tutto se stesso nel lavoro di gruppo.
La preferenza di queste persone è per i lavori pratici e artigianali, in cui possano esprimere le proprie capacità dando vita a qualcosa di concreto e di visibile che possa attrarre l’attenzione degli altri.
Nello stesso tempo la ferita dell’umiliazione può portare a provare vergogna e senso di inferiorità.
Può essere presente la tendenza a soddisfare prima di tutto le esigenze degli altri invece di dare la precedenza alle proprie necessità.

Empatia e ipersensibilità sono tra le caratteristiche principali delle persone con la ferita dell’umiliazione.

SANARE LA FERITA DELL’UMILIAZIONE

Come le altre, anche la ferita dell’umiliazione può rimarginarsi se la persona, già adulta, prende consapevolezza degli effetti controproducenti e della maschera che indossa.
Non è facile, in quanto è doloroso accettare di sentirsi ridicolizzati dagli altri e da se stessi; tuttavia, è un primo passo essenziale.

In seguito a ciò, la persona deve cambiare le proprie abitudini: cominciare ad ascoltare e a prestare attenzione ai propri bisogni e smettere di mettere al primo posto gli altri; adottare un dialogo interiore positivo in cui non si paragona né si umilia e smettere di imporsi limiti eccessivi sono alcuni punti cruciali.